Pagina:Bernardino da Siena - Novellette ed esempi morali, Carabba, 1916.djvu/124

112 ESEMPI E DETTI MORALI

tando santo Francesco del padre, per paura stette tre dí che non tornò, e stette senza mangiare e senza bere, onde egli era dimagrato, difunto e debile, che non poteva appena star ritto. E ’l detto di Pavolo: Cum infirmor, tunc fortior sum. Egli era male un punto tutto disposto a umiltà: elli pareva uno pazzo; chi gli dava uno buffetto sul naso, chi de’ sassi a’ piei, e egli sempre saldo per amore di Dio. E in questo modo entrò dentro in Sisi; e uno scolaro lo scorgeva per un pazzo, facendoli di molto strazio, e elli sempre saldo e umile, non dicendo mai nulla a persona. E questo fu il primo stato che elli dimostrò per avere la grazia di Dio, vedendo che nel mondo non ci è se non cose vane. E da questo stato venne al sicondo, de la umiltà profonda; ché giònto al padre si spogliò di non voler della robba del mondo. Allora el padre el fece mèttare in prigione: infine, vedendo el padre che questo suo figliuolo non voleva robba del mondo, anco voleva vivare pòvaro, disse: “Io voglio che tu rifiuti ogni eredità de la mia robba: poi che tu non ne vuoi, renunzia.” E egli ridendo disse: “Io rinunzio,” e spogliossi d’ogni cosa che aveva del padre e rendella al padre in presenzia del vescovo. E cosí ispogliato, el vescovo il ricoperse co’ panni suoi. Allora disse Francesco: “Pater noster, io non ho altro padre in terra che te.” El vescovo gli diè allora uno capparoncello a due acque, e elli accettatolo, se ’l misse indosso colla caparuccia in capo, e cinseselo cor una ginestra, e cominciò ad andare attorno, faciendo penitenzia. E frate Bernardo dottore e cavaliere andò con lui insieme, el quale si con-