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AMORE CONIUGALE


I.


E’ fu nella città di Verona, poco poco tempo è, elli fu uno bonissimo giovano e savio e dritto, e per certo bene aveva di quel di Dio, el quale prese donna, e non fu di quelli sfrenati; né anco lei non fu figliuola di madre che fusse ruffiana della figliuola: el quale giovano quando fu per menare a casa questa donna, la mattina lui si comunicò e anco fece comunicare lei, e menatasela in casa, fatta la festa e le nozze, la sera andatisene in camera, il marito disse alla sua donna: “Donna mia, elli è stato piacere di Dio che tu sii mia donna, e ch’io sia tuo marito: io voglio che a onore e riverenzia di Dio, noi stiamo un poco in orazione, e che noi preghiamo Iddio che ci dia grazia che noi viviamo sí santamente in questo santo matrimonio, che noi facciamo cosa che gli sia laude e gloria, e infine salute dell’anime nostre. E anco il preghiamo, che se egli è il meglio, che ci dia grazia d’avere figliuoli si fatti, che sempre siano ubidienti a’ comandamenti suoi.” E cosí la donna gli rispuose: “Io so’ contenta di fare tutto il vostro volere, e a onore e gloria di messer Domenedio.” E cosí si missero in orazione alcuna parte della notte, e in questo modo passarono tre dí e tre notti prima che si congiungnessero in matrimonio. E quando venne il tempo


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