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LA PACE


I.


Ell’è tanto utile cosa questa pace! Ella è tanto dolce cosa pur questa parola pace, che dà una dolcezza a le labra! Guarda el suo opposito, a dire guerra! È una cosa ruvida tanto, che dà una rusticheza tanto grande, che fa inasprire la bocca. Doh, voi l’avete dipènta di sopra nel vostro Palazo, che a vedere la Pace dipènta è una allegreza. E cosí è una scurità a vedere dipènta la Guerra dall’altro lato.1 Hai a memoria quando Idio fece la guerra colle criature del mondo, quello che egli fece? Egli uccise tutte le criature del mondo, salvo quelli che erano nell’arca; e’ quali salvò perché crescessero e multiplicassero a rèndargli gloria. E non sapendo Noè che Idio fusse anco rapacificato co la natura umana, mandò la colomba fuore, e volontà di Dio fu che ella ritornasse all’arca coll’ulivo in bocca, dimostrando che elli aveva fatto pace con lei per la umilità di Noè. E però colui che è in peccato, è sempre contra a Dio, e colui che s’aumilia, è sempre con Dio.

  1. Nella sala dei Nove, detta poi della Pace, dalla quasi divina imagine di questa virtú, che là dove regge, com’è detto nella sottoposta leggenda, induce ad unità li animi molti, Ambrogio Lorenzetti dipinse nel 1338-39 su le pareti le virtú proprie di un governo buono, i vizi che accompagnano un governo cattivo, e gli effetti che dall’un Governo e dall’altro derivano a una città. Questi dipinti, sebbene abbiano non poco sofferto dalle ingiurie degli uomini e del tempo, rendono questa sala una della piú cospicue d’Italia, e pel concetto filosofico che vi domina e pel magistero dell’arte. [Banchi]
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