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CARITÀ, ELEMOSINA, AMICIZIA


I.


Ogni volta che le cagioni so’ debili e disutili, non possono èssare né forti né fruttuose l’amicizie. Al debile non è forte l’amicizia; al disutile non è fruttuosa l’amicizia. Son debili le cagioni? — Sí. — L’amicizia è debile. Sai come so’ fatte? Piglia l’esemplo. Sai come è fatta l’amicizia di un oste con uno viandante? El viandante giògne all’oste: “Dio t’aiuti.” “Tu sia il benvenuto.” “Hai che mangiare nulla?” “Sí.” “Or cuocemi una minestra di cavolo e due uova.” E mangiato, il viandante il paga e vassi via; e subbito che è partito d’inde, è dimenticata questa amicizia; ché non sono anco smaltite l’uove, ed è passata quell’amicizia. Quest’amicizia non è attaccata da niuno canto: queste amicizie passano via, com’uno scrullo che tu dài al pero, subbito caggiono le pere; non sono attaccate con buona amicizia. Se l’amicizia è debile, poca è l’amicizia; se v’è poco diletto, anco poca è l’amicizia: se v’è poca virtú, anco v’è poca amicizia. Tutte queste cose fanno èssare l’amicizia piccola e poca.


II.


Tu dovaresti pigliare essemplo dalle bestie, dalli ucielli, se tu non hai capacità da te. O fanciulli,


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