Pagina:Berchet, Giovanni – Scritti critici e letterari, 1912 – BEIC 1754878.djvu/98

96 scritti critici e letterari

lo spirito di quei primi tempi abbia accompagnato sempre lo spirito de’ tempi posteriori per tutti i periodi dello sviluppamento di esso.

Nella letteratura italiana è impresso il carattere della giovanezza della nuova civilizzazione europea, con tutte le sue naturali attrattive e coi suoi difetti. Quantunque i primi poeti d’Italia non si abbandonassero interamente, come i greci, a se medesimi ed al bisogno dell’anima loro, e non uscissero, come fecero i greci, dalla sola scuola della natura, la poesia loro nondimeno emerse dal complesso de’ sentimenti che in essi destava la nuova civilizzazione; sentimenti che, piú forti quanto piú freschi, crearono nella poesia un certo vigore di gioventú che, l’una dopo l’altra, spezzò le catene di cui il pedantismo l’aveva gravata.

In tutte le migliori opere de’ poeti italiani, mista alla bella veritá poetica scorgesi questa vigoria giovenile che si spigne innanzi sempre senza badare a ritegni. Ed anche lá dove i poeti sembrano sottomettersi alle antiche regole, la gioventú dello spirito, l’anima vera della poesia, non istá quieta, ma urta e rompe e s’apre la sua strada attraverso ogni metodica circoscrizione.

La bella poesia italiana non si piegò umilmente, come la francese, alle regole vecchie, ma lottò sempre contro di esse. Dante, il Petrarca, l’Ariosto, piú che alle regole, si lasciarono andare alla prepotenza del loro genio, al bisogno delle anime loro, e riescirono grandi nella libertá. Se se ne vuol levare la Gerusalemme del Tasso, tutti i poemi italiani, che, secondo i precetti de’ pedanti, si direbbero regolari e perfetti, appartengono alla classe seconda o ad altra forse ancor piú bassa. Tutto ciò che v’ha di veramente poetico in Italia è dovuto alla libertá del vigor giovenile.

Mediante la storia della poesia italiana viene per la prima volta a confermarsi nelle letterature moderne questa veritá: che il poeta allora solamente ottiene il fine piú sublime e piú vero dell’arte, quando tien conto del carattere della sua nazione e del suo secolo, e non lo ributta sdegnosamente come inopportuno a’ suoi intendimenti poetici. La poesia de’ poeti