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ii. lettera semiseria di grisostomo 45

sposa. Entrate meco, entrate al convito nuziale. Vieni, o sagrestano, vieni col coro e precedimi intuonando il cantico delle nozze. Vieni, o sacerdote, vieni a darci la benedizione, prima che ci mettiamo a giacere. —

Tace il suono, tace il canto; la bara sparí. E obbedienti alla chiamata, quelli correvano veloci, arri arri arri! lí lí sulle peste del morello. E va e va e va; salta salta salta; e l’aria sibilava rotta dal gran galoppare. Sbuffavano cavallo e cavaliere, e sparpagliavansi intorno sabbia e scintille.

Deh, come fuggivano a destra, come a sinistra fuggivano, e montagne e piante e siepi! Come fuggivano a sinistra, a destra, e ville e cittá e borghi!
     — E tu hai paura, o mia cara? Vedi bel chiaro di luna! Arri arri arri! I morti cavalcano in furia. E tu, mia cara, hai paura de’ morti?
     — Ahi misera! Lasciali in pace i morti. —

Ecco ecco; lá sul patibolo, al lume incerto della luna, una ciurma di larve balla intorno al perno della ruota1!.
     — Qua qua, o larve. Venite, seguitemi. Ballateci la giga degli sposi quando saliremo in letto. —

E via via via, le larve gli stormivano dietro a’ passi, come turbine che in una selvetta di nocciuoli stride frammezzo all’arida frasca. E va e va e va, salta salta salta; e l’aria sibilava rotta dal gran galoppare. Sbuffavano cavallo e cavaliere, e sparpagliavansi intorno sabbia e scintille.

Ogni cosa che la luna illuminava d’intorno, deh, come ratto fuggiva alla lontana! Come fuggivano e cieli e stelle al disopra di lui!
     — E tu hai paura, o mia cara? Vedi bel chiaro di luna! Arri

  1. Terminato il supplizio de’ rotati, è uso in Germania di piantare in mezzo del palco un palo alto, in cima a cui è ficcata orizzontalmente la ruota fatale. Su di questa buttansi i cadaveri de’ giustiziati. E vi stanno a spavento de’ tristi e ad orrore de’ viandanti, finché il tempo ve li lascia stare (Nota del traduttore).