Pagina:Berchet, Giovanni – Scritti critici e letterari, 1912 – BEIC 1754878.djvu/213

de’ caratteri individuali de’ poeti, godrá, leggendo i lor versi, di poter dire: — Ecco dunque il modo universale di sentire a que’ tempi, al di lá de’ Pirenei. — Il secondo, per lo contrario, patirá di noia innanzi a tanta monotonia.

Una religiositá, consistente nella ostentata osservanza delle forme verbali piú che in un intimo sentimento; un culto della morale, esercitato anch’esso non tanto come bisogno dell’anima quanto come sfoggio di apparenze, e quindi spiegato d’ordinario in arroganti declamazioni o precetti claustrali, in allegorie derivate dalle gelide e vane definizioni teologiche di quell’etá; una importanza attribuita a se stesso ed a’ propri discorsi da ciascun individuo, si ch’egli non misura mai la sofferenza di chi l’ascolta, e non abbandona mai il tema assunto se prima non ha esauriti tutti i modi di svolgerlo; un orgoglio personale, associato quasi sempre alla passione dell’amore; e questa rade volte produttrice di un’estasi dilicata, bensí, ogni tratto, di esagerazioni che tengono della cosi detta maniera orientale, di rabbie, di disperazioni, di pazzie; ed a giustificar la pazzia, a darle colore non discordante dalla affettata gravitá nazionale, chiamate stranamente in soccorso le sottigliezze degli scolastici, e sostituite spesso le formalitá della logica alle libere emanazioni de’ sentimenti del cuore; uno studio, insomma, di parer savi sempre e, per cosi dire, in toga, anche allora che meno severe circostanze della vita sembrano richiedere il mantelletto galante: questi, secondo l’opinione nostra, sono i tratti piú evidenti che costituiscono la fisonomia generale de’ poeti di cui parliamo; e a noi non basterá mai l’animo d’impugnare la spada contra chi dicesse ch’ella non è fisonomia simpatica molto.

Alcuni storici della letteratura si congratulano col secolo decimoquinto, e fanno festa perché verso la fine di esso la Spagna cominciò a coltivare la poesia pastorale. Noi rispettiamo i gusti di chicchessia e, insieme agli altrui, un pochetto anche i nostri. E però ci giova di non perderci in ammirazione dietro a’ primordi di un genere di poesia, al quale, con buona pace de’ maestri di lettere, non portiamo troppa benevolenza. Se fosse vera la ipotesi pittagorica della metempsicosi, e se, per un capriccio