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di tutti gli abitatori dell’empireo. — Sorrideva — dice il re, — sorrideva il dio in veggendo lo stesso suo figliuolo Jayanta stargli tacito accanto ed agognar per sé quell’onore; e profumava intanto il mio seno colle fragranti essenze del sandalo (0 celeste, e cingeva il collo mio d’una ghirlanda di fiori cresciuti in paradiso. —

Mátali. Mira, o re, il coro del tuo trionfo tornarsene alla vetta de’ cieli. Lieti i geni hanno còlto dalle piante della vita i bei colori della porpora e dell’azzurro..., e stanno ora scrivendo i tuoi fatti in versi degni del canto degli dèi.

Mátali rende conto a Dushmanta delle qualitá de’ luoghi aerei pei quali viaggiano, tornando dal cielo all’India; e, mentre che il dialogo prosiegue, il carro viene approssimandosi alla terra.

Dushmanta. Rapida, benché impercettibile, è la scesa de’ corsieri celesti. Ecco lá, ecco la stanza degli uomini. Oh vista maravigliosa ! È tuttavia lontana tanto da noi, che le basse pianure paiono confuse con le alte cime delle montagne. Gli alberi sollevano le ramose spalle, ma par che non abbiano foglie. I fiumi sembrano striscie lucenti, ma non se ne veggono i flutti. Ed ora, ecco ecco, par che il globo della terra sia spinto in su da qualche forza miracolosa ( 1 2 3 >.

Mátali. Oh come è bella l’abitazione de’ mortali!

Dushmanta. Che monte, o Mátali, che monte è quello lá, che come nube vespertina versa larghe acque consolatrici e forma un’aurea zona tra i mari d’oriente e que’ d’occidente?

Mátali. È il monte de’ Gandharvas, chiamato Hemacuta... Ivi in beata solitudine con la sua sposa Aditi siede Casyapa, padre degli immortali e rettore degli uomini.

Dushmanta prega Mátali di condurlo alla sede del dio che governa il mondo, onde possa rendergli omaggio ed adorarlo da vicino. Mátali seconda quel pio desiderio. Eccoli scendere entrambi al santuario e chiedere del dio. Casyapa è ritirato ne’ segreti alberghi della sua reggia. Mátali entra per annunziargli la venuta di Dushmanta; e questi intanto siede all’ombra d’un albero, aspettando. Gli pulsa il braccio destro (3). — O braccio mio, perché

(1) «Sandalo»: «santalum album» (Linneo).

(2) Nel poema di Dante e nel King Lear di Shakespeare mi sovviene d’aver trovati alcuni passi rivali in bellezza a questo di Calidasa nel descriver le cose vedute dall’alto al basso in una gran distanza.

(3) Nell’atto primo abbiamo veduto come Dushmanta sentisse uguale prouostico.