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subito in questo grido: — Si, l’ incomparabile Sacontala è sposa mia legittima; ed io ero al tutto fuori di senno allorché la ributtai. — E mostrò segni evidenti d’estremo cordoglio e di pentimento. Da quell’istante i piaceri della vita gli sono in odio; la mente sua è stravolta; non dice parola che non sia un delirio; chiama col nome di Sacontala qualsiasi donna gli venga innanzi ; e per lo piú siede vergognoso, col capo sulle ginocchia.

Entra Dushmanta vestito a penitenza. Ogni parola sua è l’emanazione del dolore. I circostanti s’industriano di sviarlo dal suo pensiero affannoso. Non giova: egli non dá ascolto; par che abbia in animo d’imprendere un lungo viaggio. Voltosi poscia all’amico suo: — O Madavuya — gli dice, — quando persone accusate di gravi delitti mettono in chiaro tutta la loro innocenza, mira di che modo sono puniti i loro accusatori! Una frenesia m’aveva tolto la memoria...: quell’anello fatale me l’ha restituita. Vedi con che lagrime di pentimento piango la perdita della diletta mia, che rifiutai senza ragione! Vedimi fatto gramo e oppresso dall’ambascia! Eppure la bella stagione è questa della primavera, che col suo ritorno riempie tutti i cuori altrui di gioconditá: tutti, ma non il mio. —

E ciò che piú lo addolora è il pensare ai patimenti della povera anima di Sacontala. L’amico tenta ogni via di consolarlo. È vano ogni conforto. La ninfa protettrice di Sacontala ode, non veduta, i sospiri del re; s’accorge della veracitá del di lui pentimento, e ne gioisce, e comincia a sentirne pietá anch’ella.

In obbedienza ai voleri di Dushmanta, un’ancella s’ ingegnò di dipingere sovra una gran tela l’immagine di Sacontala. Recano al re quel ritratto. Allora nella fantasia di lui si riaccendono piú che mai tutte le memorie amorose. Sta contemplando la pittura, e parla fra sé e sé, e geme miseramente. Non è contento del lavoro, e dá ordine che sia migliorato; ma tuttavia non sa finir di mirare quella pittura.

La rag’one del re è perturbata da un delirio. Ogni oggetto che gli cade s.tto l’occhio gli richiama alla mente la crudele ripulsa data a Sacontala. Il rimorso è immenso. Il cordoglio gli opprime l’anima. Vede un’ape dipinta sul quadro, ha paura che indiscreta voli sulla bocca a Sacontala, dá nelle smanie (*), e parla all’ape,

(i) Se i lettori si ricorderanno dell’ape che molestò Sacontala nell’atto primo, loderanno l’accorgimento di Calidasa nell ’immaginare il delirio presente.