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xvi. sulla «sacontala» 155

l’amica mia si nasconde in qualche parte di questi fioriti boschetti. Ecco le orme de’ suoi piedi eleganti; eccole qui sulla sabbia; e le sono orme stampate di fresco. Eccola, eccola; la delizia dell’anima mia siede colle sue ancelle sovra un sasso liscio liscio e tutto cosperso di fiori recenti. — Còlto dalla timidezza, l’amante s’arresta; poi si nasconde dietro alcuni frascati, e non cessa mai dal contemplare la cara donna, e n’ode tutti i discorsi.

Sacontala è oppressa da un’angoscia segreta. Una febbre ardente par che le scorra per le vene. Meste le ancelle procacciano di prestarle ristoro. Dushmanta la rimira. — Oimè! — dice in disparte — oimè! quale sará la cagione fatale della sua febbre? Che fosse mai vero ciò che il cuore mi suggerisce? Amor forse? Misera! la sua fronte è riarsa, il suo collo è appassito, la sua persona è piú smilza che prima, le spalle le cadono di languore, scolorata è la sua carnagione; ella pare un cespo di madhavi, a cui secca le foglie un vento infocato. Ma, benché trasformata di tanto, ell’è pur sempre bella e consola sempre l’anima mia. —

Anusuya e Priyamvada interrogano amorosamente la vergine sulle cagioni de’ mali ond’ella è oppressa. A loro non sembra vero che quelli provengano dal solo caldo eccessivo della stagione. Sacontala, vinta dalle preghiere di quelle pietose, confessa i segreti del suo cuore. — Fin dal primo momento in cui vidi quel leggiadro principe che or ora tornò a quiete la sacra foresta, fino da quel momento gli affetti miei furono rivolti tutti a lui irreparabilmente; e quindi sono io ridotta in questo languore. — Continua il dialogo tra Sacontala e le ancelle; ed ogni parola di lei la manifesta innamorata e tremante del futuro. Dushmanta ode, e la gioia si diffonde per l’anima sua!1. Non sa piú contenersi: abbandona il nascondiglio dei frascati, e corre alla fanciulla, e le giura inviolabile amore2. È dubbiosa Sacontala e quasi non crede. Ed egli: — O di tutte le cose tu la piú cara al cuor mio, tu che con lo splendore nereggiante de’ begli occhi mi fai estatico, deh! parla piú mite... M’uccidono le tue parole. In mezzo alle delizie ed alle molte femmine del mio palazzo, due soli saranno gli oggetti

  1. La consolazione di Dushmanta può paragonarsi a quella che prova Romeo nella scena II dell’atto II della tragedia Romeo e Giulietta di Shakespeare.
  2. Qui nel dramma vedesi un tratto di galanteria che sente del francese. Sacontala improvvisa un couplet amoroso; e Dushmanta si presenta tosto a lei, improvvisandone un altro in risposta.