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le parole del re fanno piú violenta quell’emozione. Intanto le ancelle entrano in discorso con lui, e con onesta preghiera gli dimandano chi egli sia. Ed egli, voglioso di celare la propria dignitá: — Io son uno che medita sui sacri Vedasi 1 )-, abito nella cittá del nostro re, che discende da Puru; ed intento all’esercizio dei doveri religiosi e morali, qui sono venuto per contemplare il santuario della virtú. — Poi, interrogando egli le fanciulle, chiede loro come esser possa che Sacontala sia figliuola di Canna, da che quel savio eremita doveva avere rinunziato ad ogni legame terreno. Anusuya quindi gli palesa che Sacontala non è figliuola di Canna, bensí di Causica, principe della famiglia di Cusa, sovrano e, ad un tempo stesso, uno de’ savi dell’ India; che la madre di lei fu una ninfa; e che la povera Sacontala, rimasta orfana e sola, fu raccolta da Canna, che la educò e le tenne luogo di padre.

Queste novelle rallegrano il cuore a Dushmanta. Ma un fiero dubbio gli attraversa tuttavia la mente. — Forse Canna, seguendo le regole degli eremiti, avrá destinata la fanciulla ad una perpetua verginitá. — Interrogate le ancelle, e udito da esse come Canna abbia data intenzione di voler maritare Sacontala ad uno sposo pari a lei, Dushmanta si ritira in disparte ed esclama: — Esulta, esulta, o cuor mio ! Ogni dubbio è rimosso. A ciò che prima avresti temuto come fiamma, or puoi accostarti come a gemma preziosa. —

La verginale modestia di Sacontala mal soffre i lunghi discorsi delle compagne sue col re. Ella s’alza e sta per andarsene. In virtú d’un accordo pattuito tra Priyamvada e Sacontala, quest’ ultima aveva obbligo d’innacquare altri due arboscelli. Però Priyamvada, giovandosi di tale pretesto, cerca di trattenerla. Pare al re che in veritá Sacontala sia stanca; e, cavatosi di dito un anello, lo dá a Priyamvada, pregandola che quello serva a scontare il lavoro dovuto a lei da Sacontala. Il nome di Dushmanta è inciso sull’anello. Le donne si guardano l’una l’altra maravigliate. Dushmanta, volendo pur sempre tenersi incognito, dice loro di non badare a quell’inezia, cara a lui per altro come dono del re. — Non privartene dunque — gli risponde Priyamvada; — la tua sola parola vale a scontare il debito di Sacontala. — E, ridato a lui l’anello, si rivolge a Sacontala, dicendole ch’ella debb’essere grata allo straniero, e può andarsene a posta sua.

(i) Vedas sono i quattro libri del codice sacro degli indiani.