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Crisostomo. Signor mio, ha Ella avuta la bontá di leggerlo quel mio libretto?

Il suddetto. Si si, tre volte da cima a fondo. Ed è per questo che...

In quel momento una bella signora, che non aveva mai insino allora aperto bocca, si fa rossa in viso, ed, accostandosi furtivamente al signore che parla con Grisostomo, gli stringe il gomito e gli dice sottovoce:

Prudenza, mio caro, prudenza! Tienti zitto, per caritá; altrimenti il tuo credito va in fumo. Si dirá che non sai leggere e che non intendi un ette. Non è vero che Grisostomo proponesse quei due romanzi per modelli. Bada bene che tu t’inganni.

Il SUDDETTO, ributtando Tammonizione della signora con tali modi inurbani da manifestare ch’egli n’ è certamente il marito, prosegue a dire:

Si, l’ho letto, e parlo cosi perché so quel che dico.

Grisostomo. Lo rilegga, di grazia, un’altra volta.

La signora. E poiché mio marito l’avrá riletto, spero che vorrá disdirsi d’una cosa detta da lui solo per sbaglio di memoria, del quale per altro fo io le scuse al signor Grisostomo.

Grisostomo. Ella, madama, è troppo gentile con me. Gliene rendo grazie.

La SIGNORA, conducendo via in fretta in fretta il marito, gli va dicendo all’orecchio: Quando tu leggi un libro, bada bene che le parole sono quelle nere; quando sei in compagnia d’altri, bada bene a non entrare in discorsi, perché non sei in caso di... Il resto non s’è potuto udire distintamente dall’estensore del presente dialogo.

Grisostomo.