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qualche modo le idee concomitanti dei suoi concetti, e gli presta immagini di confronto ond’esprimere ogni altro suo godimento. Nella stessa maniera all’assenza di esse egli paragona sempre ogni sua pena. Aggiungete alla disposizione naturale l’educazione religiosa, la credenza nella metempsicosi; e cesseranno di parervi strani il rispetto e l’amore tenerissimo degli indiani pe’ fiori, per gli alberi, per gli animali, ecc., amore che spira da capo a fondo in tutto il dramma di Calidasa. Vedrete in esso altresi una certa tendenza contemplatila, della quale, come giá s’è detto nel numero 25 del Conciliatore , bisogna cercare la ragione nella vita spesso sedentaria degli indiani.

La Sacontala è un dramma di cui l’argomento unico è l’amore. Questa passione vi è descritta dal suo nascere fino alle piú miserabili delle sue sciagure, attraverso le quali gli amanti giungono finalmente ad uno stato di pacata contentezza. Nella pittura degli affetti Calidasa tenne conto di tutte quelle gradazioni dilicate che costituiscono l’amor gentile de’ popoli molto inciviliti, e delle quali non s’avvede pienamente che l’uomo conoscitore dell’uomo e innamorato un tempo anch’egli medesimo. Anche in ciò Calidasa pare Shakespeare. Ed anch’egli, a somiglianza del poeta inglese in alcuni drammi, occupa la mente ed il cuore de’ lettori col rappresentar loro la semplice successione de’ fatti, le semplici peripezie delle passioni, senza far derivare l’effetto drammatico da alcune assolute individualitá di carattere ne’ personaggi del dramma. Sacontala, Dushmanta, Canna, ecc. ecc., sono persone che nulla hanno in sé di straordinario. Non vengono innalzate al disopra del comune se non quel tanto che basta per sollevarle all’ideale poetico. Ciò che a noi le rende interessanti non è il complesso del loro carattere particolare, bensí lo stato delle anime loro, agitate da passioni comuni agli uomini in generale, ma con particolaritá di accidenti esteriori.

Lo scioglimento del dramma è operato dal concorso di una divinitá. È quindi uno scioglimento che per noi italiani ha del poco bello e che dee riescirci freddo; consideratolo per altro nelle sue relazioni col maraviglioso di religione, che domina

G. Berchet, Opere - n.

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