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LE FANTASIE
lento, piú lento, a radere
il vagheggiato suolo;
com’ape fa indugevole
circa un fiorito stel.
L’aia, il pratel, la pergola
dove gioia fanciullo;
l’erte indicate ai bracchi
nel giovenil trastullo;
le fratte d’onde al vespero,
chino a palpar gli stracchi,
reddia, colmo sul femore
pendendogli il carnier;
tutti con l’occhio memore
i siti egli rifruga,
i cari siti, ahi lasso!
che nell’amara fuga
larve mandar parevano
a circuirgli il passo,
a collocargli un tribolo
sovra ciascun sentier.
Rinato ai di che furono,
il mattin farsi ammira
piú rancio; e la salita
del sol piena sospira,
tanto che intorno ei veggasi
ribrulicar la vita,
oda il venir degli uomini,
voli dinanzi a lor.
Tutta un sorriso è l’anima
di riversarsi ardente.
Presago ei si consola
nelle accoglienze, e sente
che incontreria benevolo
fin anco lei che sola
sa pur di quale assenzio
deggia grondargli il cor.