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POESIE POLITICHE E ROMANZE
Le cittá, siccom’una con una,
abbian pace anche dentro: e l’ insegni,
col deporre i profani disegni,
l’uom che stola e manipol vesti.
Capitan, valvassor, cittadino,
cessi ognun dai livori di parte.
Il lombardo che è scritto ad un’arte,
non dispetti chi un’altra segui.
Al fratei di piú forte consiglio
chi vergogni obbedir non vi sia,
perché nulla vergogna piú ria
che obbedire al soldato stranier.
Se un rettor, se un de’ consoli falla,
tollerate anche i guai dell’errore,
perché nulla miseria maggiore
che in dominio d’estranei cader.
E voi, madri, crescete una prole
sobria, ingenua, pudica, operosa.
Libertá mal costume non sposa,
per sozzure non mette mai piè.
Addio tutti... Appressate al morente...
Ch’ io mi posi a una destra vittrice.
Cari miei, non mi dite infelice;
non piangete, o fratelli, per me.
Era allor da compiangermi, quando
a scamparvi, per Dio! dal servaggio,
vi richiesi un di sol di coraggio,
e mi deste litigi e viltá!
Tutto in gioia or mi torna, fin anco
se del tanto dolor mi ricordi.
È il dolor che n’ ha fatto concordi :
la concordia vincenti ne fa.
Miser quei che in sua vita non colse
un fior mai dalla speme promesso !
quei che, senza venirgli mai presso,
corse anelo, insistente ad un fin !