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LE FANTASIE
L’han giurato. Voi, donne frugali,
rispettate, contente agli sposi,
voi che i figli non guardan dubbiosi,
voi ne’ forti spiraste il voler.
Perché ignoti che qui non han padri,
qui staran come in proprio retaggio?
una terra, un costume, un linguaggio
Dio lor anco non diede a fruir?
La sua parte a ciascun fu divisa.
È tal dono che basta per lui.
Maladetto chi usurpa l’altrui,
chi ’l suo dono si lascia rapir!
Su, lombardi ! Ogni vostro comune
ha una torre, ogni torre una squilla:
suoni a stormo. Chi ha in feudo una villa
co’ suoi venga al comun ch’ei giurò.
Ora il dado è gettato. Se alcuno
di dubbiezze ancor parla prudente,
se in suo cor la vittoria non sente,
in suo core a tradirvi pensò.
Federigo? egli è un uom come voi,
come il vostro è di ferro il suo brando.
Questi scesi con esso predando,
come voi veston carne mortai.
— Ma son mille! piú mila! — Che monta?
forse madri qui tante non sono?
forse il braccio onde ai figli fèr dono,
quanto il braccio di questi non vai?
Su! nell’irto, increscioso Allemanno,
su! lombardi, puntate la spada:
fate vostra la vostra contrada,
questa bella che il ciel vi sorti.
Vaghe figlie dal fervido amore,
chi nell’ora dei rischi è codardo
piú da voi non isperi uno sguardo,
senza nozze consumi i suoi di.