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rumore fatto pel lungo e pel traverso dell’ Europa dalla bell’opera del signor Sismondi sulle repubbliche italiane, tanto peggio per lui ! Se il poveretto non sa che un tempo nelle vene de’ nostri antenati non iscorreva poi tutto latte; che un tempo le soperchierie tedesche non erano in Italia ingozzate poi tutte come ciambelle calde; che un tempo nell’elenco de’ tormentatori dei popoli venne a collocarsi un Federigo Hohenstaufen, soprannominato il Barbarossa e facente il mestiere d’imperatore; che questo tale Hohenstaufen, superbo e ruvido come Caino, seccafistole per eccellenza, calato e ricalato in Italia co’ suoi manigoldi, angariò principalmente la Lombardia colla prepotenza d’una volontá feroce, con tutti quei soliti bei modi di chi scende di lá a padroneggiarci, a raspar quel che è nostro; che i lombardi, invece di esercitarsi a cantare «amen», invece d’addestrarsi ad inarcar le schiene, s’addestrarono ad allungar le mani e si collegarono tra di loro; che usciti essi in campo, colle loro buone armi salde nel pugno, col loro buon cuore saldo ne’ petti, diedero a quell’ Hohenstaufen ed a’ suoi tedeschi un rifrusto, una ceffata solenne, proprio di quelle gustose che spicciano a un tratto gl’imbrogli, e si conquistarono cosi un piú libero vivere civile, e trassero poi i battuti ad accettar la pace, e si tolsero di dosso tutta di fatto, e quasiché tutta anche di parole, la soggezione a quegli odiosi stranieri...; s’egli non le sa il poveretto queste splendide cose, tanto peggio per lui! E che ci ho a fare io? Ov’anche principiassi dal dirgli: — Sono fatti che avvennero dagli anni di Cristo 1167 fino agli anni di Cristo 1183, — giá non ne verrei a capo di nulla: oppure ad agevolargli la lettura di due fogli di versi, mi bisognerebbe lavorar per lui un volume di prosa. Mancherebbe anche questa! Imporre a me il gastigo della pigrizia altrui ! — Ma le poche note che avresti fatto pei lettori stranieri, perché non farle pe’ tuoi paesani? — Perché? La mi spiace questa vostra domanda, né vorrei che mi strappasse dal labbro una parola di cui pentirmi dipoi: insomma non ve lo voglio dire il perché. E se questa mia reticenza, che pur move da intenzioni cortesi riguardo ad altri, a voi per isbaglio sembrasse villania,