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II Quando, per preparare il volume che ora vede la luce, mi diedi a studiare le varie edizioni dei versi del B., questi mi apparvero raggruppabili nel modo seguente: I. Scritti pubblicati dall’a. una sola volta, e dei quali m’era dato consultare l’edizione originale. II. Scritti pubblicati dall’a. una sola volta, ma dei quali potevo aver sott’occhio solo qualche ristampa pubblicata dopo la morte di lui, o anche lui vivente, ma senza il suo intervento. III. Scritti pubblicati piú volte dall’a. stesso, che, ristampandoli, v’introdusse anche, non di rado, lievi modificazioni. IV. Scritti pubblicati solo dopo la morte dell’a. V. Scritti finora inediti. Naturalmente, ristampando gli scritti del primo gruppo, dovevo attenermi fedelmente, per quanto permettevano i criteri ortografici ai quali s’informa la collezione degli Scrittori d’Italia , all’unica edizione curatane dall’a., badando solo a correggere gli errori di stampa che in questa potevano essere incorsi. E in tale condizione venivano a trovarsi l’inno Per nozze Rovida- Forni (*), Il bardo, I funerali. Amore, l’ Epistola a Felice Bellotti, la traduzione delle Vecchie romanze spagnuole con relativa prefazione. Per gli scritti del secondo gruppo era invece naturale che seguissi nella nuova edizione quelle ristampe che davano affidamento d’esser piú fedeli alla edizione originale. Cosi, pei versi inseriti nella traduzione del Vicario di IVakejield ( 1 2 ), non avendo potuto (1) Che questo anonimo inno sia opera giovanile del B. è attestato da un amico di lui, l’ab. prof. Luigi Cobianchi, che il 24. luglio 1867 scriveva da Intra al comm. Guglielmo Berchet, nipote del poeta: «Questo inno è lavoro indubitato di Giovanni Berchet, che piú tardi, fervendo le lotte dei classici e dei romantici, egli, tra gli ultimi in prima fila, si compiaceva di non avere apposto il suo nome ad una produzione giovanile, contraria alla sua fede letteraria degli anni maturi». — A me non fu dato finora di vedere alcun esemplare dell’edizione a stampa, e ne conosco solo la trascrizione favoritami gentilmente dal suddetto comm. Berchet, insieme con la lettera del Cobianchi. (2) Mentre non sarebbe il caso di ristampare la traduzione del Vicario , non ci è parso invece fuori di luogo riprodurre i pochi versi ch’essa contiene, e special