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PER LE NOZZE ROVIDA-FORNI O vergini, o fanciulli, scuotete la facella: presto verrá la bella; ella tardar non può. Eccola. Oh come tinta la guancia ha di rossore! L’ ingenuo pudore qual grazia a lei donò ! Perché dimessi i lumi? perché tremante il piede? qual cura mai ti fiede? che mai tardar ti fé’ ? Questi che qui t’aspetta, non è l’ardente amante? Dunque, perché tremante, perché ritroso il piè? Ahi, semplicetta, forse verginitá ti duole, che a te rapir si vuole, onor di tua beltá? Passa il villan sdegnoso, né d’un sol sguardo onora la vite che dimora lungi dall’olmo fa: ella rimane in campo sterile, abbandonata, fin dal giovenco odiata, infin che langue e muor. Ma se le braccia stende al marit’olmo intorno, si che lui faccia adorno di pampini e di fior, ogni villan contento la riverisce e cole, o che in ciel nasca il sole, o che si corchi in mar.