Pagina:Berchet, Giovanni – Poesie, 1911 – BEIC 1754029.djvu/387

398 POESIE GIOVANILI E TRADUZIONI Mettea fuori l’ancella cattiva ioo quanto piú di malizie poteva: — Mai gentil damigella non vidi trincar giú cosi larga la beva. Non fa manco un tantin d’orlatura, sciupa il tempo coll’ago li in bocca; 105 vuota il peccherò giú fino al fondo, comunqu’ampio sia quel ch’a lei tocca. Mai non vidi altra nobil zitella con in fronte un par d’occhi si sgherri. Ella ha inoltre siffatte due mani no che a guardarle le paion due ferri. — O ancelletta, chiunque tu sia, perché il rozzo tuo scherno mi crucia? Non t’offendo io d’un motto scortese, o che bene o che male tu cucia. 115 Cessa i tuoi vilipendi, i tuoi frizzi; tanta guardia non prender di me; l’occhio mio, per su e giú che pur vada, molto mai non lo fermo su te. — E anch’egli, ecco, il re giovane Abore 120 finalmente ai ricami s’è messo, ricamava li cervia, li cervo, quali fuggon, e i veltri stan presso. Ricamava li gigli, li rose, ricamava augellini alla rama; 125 ne trasecola ogni altra donzella, e far senza di lei nessuna ama. Ricamar tutto il di fino a sera, fino a notte giá antica di stelle; vinte alfin dalla voglia del sonno, 130 tutte in piè fansi, donne e donzelle. E giá notte cotanto inoltrata; giá sul ponte comincian le guazze; giá Signilda d’andarsene a letto pur desia come l’ altre ragazze.