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stetter tutti alcun tempo i cenanti; dipoi tutti guardarono al ciel ; dipoi venne chi al sire davanti pose il libro del santo evangel. 65 E quei lesse: «Beato chi è pio e beato chi è mondo di cuor, e chi offeso è da mal favellio, perché il regno de’ cieli è per lor; e beato chi è in pianto, in trambusto, 70 perché il di che ’l consoli verrá ! e beato chi ha sete del giusto, perché anch’ei dissetato sará!». Dopo chiuso sul desco il messale, novamente ei raccolse il pensier; 75 novamente ciascun commensale meditando rimase a seder. Qual da zelo che subito accenda, mosso un veglio tra lor si levò; e parlò dell’ amarci a vicenda 80 noi che Dio nel suo amore creò. E dicea, se lussuria noi guasti, esser santo il battito d’amor; e parlò delle nozze de’ casti, cui le gioie compone il pudor. 85 II romeo giubilando stupia, ei che in tanto viaggio fin li vide tanta ferocia per via e tant’ empie parole senti. Nelle guglie dell’alto castello 90 la bufera sei giorni fischiò, e sei giorni il santissimo ostello al romeo quegli indugi allegrò. Finalmente la settima luce dalle pinte vetriere il feri, 95 pura come il fervor che ’l conduce alla terra ove Cristo mori. G. Berchet, Opere - I.