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... Però cerca del padre; e a lui verace, a lui l’animo tuo tutto rivela. Tenti ei la figlia, e vegga egli sagace se in lei pensier d’amore altro si cela. ... Ma povertá lui doma; e spesso tace virtute in uom che a di migliori anela; ah! che prò mai per te s’ella ti è sposa sol perché al padre contrastar non osa ? — Cosi un franco voler, un fluttuoso, un pensier lene, un altro disperato, con vicenda che mai non ha riposo, ingombravan lo spirto innamorato. Qual d’un romeo cui l’Appennin selvoso sviò lontan lontan da l’abitato, e gli è sopra la notte e la paura: tal del miser Guiscardo è la pressura. Pallido, senza sonno, ei d’ogni parte vede ogni cosa presagir periglio. Finalmente in lui vince, e lo diparte da tante fantasie nuovo consiglio. E come prima l’alma gli comparte qualche sereno al travagliato ciglio, scrive; e chiuso lo scritto, il raccomanda al fido paggio, e a la fanciulla il manda. Torna il paggio fedel; ma la sua faccia spira l’annunzio di fallita impresa. — Altro sollievo, o signor mio, procaccia a la miseria che sul cor ti pesa; ed a la pace de’ tuoi di non faccia deh ! no costei piú lungamente offesa; costei che, altera de la sua bellezza, villanamente il tuo voto disprezza.