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Qual gaia bambinetta, a cui destina la madre al nuovo di splendida vesta, veglia nel buio sotto la cortina, e impaziente il letticciuol calpesta, e conta l’ore, e invoca la mattina, e la mente va via che non s’arresta: tal Guiscardo, aspettando il nuovo lume, si struggea di speranza in su le piume. Passa un di, passa un altro, un altro ancora, ed ogni di Guiscardo al colle santo vien solitario in su la solit’ora, quando la squilla intima i riti e il canto; ivi occupa il sacrato, ivi dimora fin che nel tempio è salmodia, fin tanto che strisciar piede umano ode a l’altare; ma la fanciulla mai, mai non appare. Passa un giorno, ed un giorno, e un altro giorno; e non è ora mai che per la strada, la qual conduce a l’umile soggiorno de la sua cara donna, egli non vada. Come chi studia indugi e mira intorno per veder cosa nuova che gli aggrada, ei viene, ei va, né cessa di tornare; ma la fanciulla mai, mai non appare. — Stolido e perché stai? Tutte rimosse le tardanze penose, entra securo; di’ come intenzion casta ti mosse; giura le nozze, e sia solenne il giuro. ... Ma e se la mente sua d’altri giá fosse, a che ti attenti tu trarla all’oscuro sentier de l’incostanza? a che disfiori tu l’innocenza de’ suoi primi amori?