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Fuor di Marsiglia ver’ la manca riva, sovra il colle che guarda la marina, sorge un tempio sacrato a la gran diva che scampò Tuoni da la fatai mina, quando cosi al Signor ella gradiva che, femminetta oscura in Palestina, meritò d’esser madre al sommo Amore: tanto le valse l’umiltá del core! Qui a lei da la cittá, da la riviera vengono gli inni delle genti e i doni; a lei ride una eterna primavera, perché l’aura di fior le s’incoroni; e quivi a lei cantando in su la sera salgon le verginelle ed i garzoni in cor di cui religione antica il santo zelo di Maria nutrica. Un di con la devota compagnia verso il tempio movea la giovinetta, e in lei quel di la ilaritá natia da frequenti sospir parea ristretta. Candido velo il bel volto copria; nel resto la persona era negletta, negletto il portamento, e l’occhio al suolo, qual di chi preme in seno acerbo duolo. Povera Olivia! Il memore pensiero le andava nella mente ragionando dell’etá sua piú verde, e di quel fiero giorno pien di paure, allora quando vide i cerei, e una croce, e un panno nero, e per entro la casa un miserando piangere, e poscia una tristezza muta: e la madre per sempre era perduta.