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Fior piú casto del fior che a la vallea solitario su greppo arduo riposa, Olivia tutte di beltá vincea le figlie onde Provenza è piú famosa. Sul suo labbro era il canto; e quel scendea nell’alme come un olezzar di rosa; e in ciascun atto suo miste al pudore splendean le cento leggiadrie d’amore. Non però co’ bei vezzi a la fanciulla anco fortuna il natal giorno arrise; né con la madre a studio de la culla dispensiera di doni ella si assise; ché, fin di speme avara, a lei pur nulla prosperitá ne l’avvenir promise: si che tanta bellezza avea ricetto sotto poveri panni in umil tetto. Ma dove orgoglio e invidia non han varco ivi la povertá non è sciagura; però che allora il cor modesto e parco solo a’ bisogni il desiar misura. E col vedovo padre d’anni carco Olivia paga de la sua ventura, tenera figlia, ancella obbediente, vivea vita tranquilla ed innocente. O verginella, in tuo pensier la cara immagine del padre or sola siede; e la tua mente, del futuro ignara, vede ovunque un sorriso, altro non vede. Ma questa pace che i tuoi di rischiara forse è un lampo che passa e piú non riede, forse, ahi ! troppo i tuoi di mesti saranno: ché non è cor gentil senza un affanno.