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A FELICE BELLOTTI uomini egregi, egregie donne. Intento altri bee l’armonia, e la ridice ai giovinetti ; taciturno in core altri se la ripone; altri alla vetta protende la persona. Ed io li veggo, li riconosco tutti. Oh ! come vaga si riposa Vittoria a mezzo il clivo, e lampeggiando i lumi fuor del peplo, Michelangiolo guarda e i versi accetta: Michelangiolo a cui nulla parea (tua colpa, Amor) delle arti imitatrici tener giá tre corone, e d’una quarta pregò il suo genio; e quei d’un lauro il cinse. Misero Bossi ! ed anche a lui le muse veniano; ed anche a lui tutta applaudia la famiglia delle arti; e per lui chiari i destini volgeano ai patri studi. Misero! e allor che al suo desto intelletto fiorian piú le speranze; e allor che grave d’alto sapere i di lunghi implorava e bastanti a’ suoi sommi intendimenti, la luce gli fuggi, misero! e giacque. Sciogli un carme funereo; un carme insegna tosto, o Felice, alle itale donzelle, perché poi le pietose ai loro amanti lo insegnino piangendo; ed abbia un nome sempiterno il tuo Bossi. A te si addice, però che il puoi, versar lagrime illustri. Dunque rompi i silenzi; e la soave malinconia che a te l’anima pasce, derivi al canto. E ti sorregga Amore la mestissima cetra; Amor che primo inspira i vati, Amor senza di cui non è bella mortai cosa veruna.