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dall’alpestre ciglion cerca il torrente l’onda del lago, e giú per la scoscesa china a gran salti furiando, l’aere fiocca di sprazzi e di muggiti assorda, 65 pari all’ ira de’ tuoni. Orrendo è il loco; e dritto è ben se il volgo Orrido il noma. drizza l’antenna ai marmorei palagi, agli odorati orti fioriti, onde si veste, e bella 70 di Gravedona la riviera esulta. Ma deh! non progredir; deh! non ti vinca brama di penetrar lá dove al lago mesce l’Adda i suoi flutti. Ahi! che pentito l’adre sol ti farian nebbie insalubri, 75 che dal sen vasto la palude esala. Torna meco, ritorna alle fragranze di che superbo è il lido, a cui l’eterno aloe fiorito e cento alberi eletti in don la profumata India concesse; 80 né le rigide brezze annunziatrici del verno mai qui sentirem; né fia che impetuoso ne’ suoi soffi algenti qui mai Borea ne avvolga e ne prosterni. Ben la canuta bruma a te d’ intorno 85 fa di pruine e ghiacci una corona; ma primavera i tuoi prati, o Varenna, sparge di fiori sempiterna, e ride. Pur non lontano della spiaggia aprica gelida un’aura da intentato speco 90 fiede improvviso il viator, che mira scaturir d’alto e per la fessa roccia diruparsi una ’pura argentea lista; candido fiume, a cui di latteo il nome diede la fama, e raccontò alle genti 95 com’ei per lunghe sotterranee vie sgorghi da’ campi, tutti aspri di gelo,