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TRADUZIONI DAL «VICARIO DI WAKEFIELD» di serenar la fronte disioso all’ospite pensoso, il picciol fuoco avviva; e sorridendo con amabile festa a gustar ne l’invita i frutti e l’erbe che sul desco gli appresta; poi di casi istruito e di novelle siede favoleggiando, coi racconti le lente ore ingannando. Pon sue scaltre moine il gatto in opra e gli festeggia intorno. Allegro canta il grillo dal focolare; e crepitar la fiamma fa l’ardente fastello; ma dolcezza nessuna in cor scendea allo stranier, cui grave era l’alma d’affanni, e giá piangea. Quel sorgente dolor vide il romito, e d’angoscia simile sentissi il cor ferito; poi rotti dal sospiro cotesti accenti dal suo labbro uscirò: — Oh! che mai, che mai t’affanna, giovinetto sconsolato ? D’auree soglie or ti condanna forse in bando avverso fato? o ti duol di fé tradita d’empi amici ed infedeli? o di fiamma non gradita ardi in petto e ti quereli? Ahi ! che sol labili vane allegrezze, dalle ricchezze hanno i mortali. Stolti se pregiano beni si frali ! Ahi ! l’amicizia nome è soltanto, è un vuoto incanto che ci diletta;