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Molto bene io ti conosco;
stetti un pezzo in tua magion:
a Siviglia io t’ ho veduto
delle canne alla tenzon.
Io conobbi i tuoi parenti,
donna Chiara tua moglier:
io sett’anni ti fui schiavo;
e fu un vivere ben fieri
Se in’aiuta or Maometto,
tu mio schiavo hai da restar:
come allor tu m’hai trattato,
io cosi ti vo’ trattar. —
Saavedra, che l’udia,
faccia a faccia lo affisò.
Traegli il moro una saetta,
ma non coglie ove mirò.
Un buon colpo allor di lancia
Saavedra gli rendè.
Cascò morto il rinnegato,
né parola dir potè.
Molta poi canaglia mora
Saavedra circuí.
D’un’assai crudel lanciata
rotto alfine, ei restò li.
In quel mentre don Alonso
bravamente battagliò.
Gli avean morto il suo cavallo;
per bastita ei sei pigliò.
Ma l’assalgon tanti mori,
che il malmenati sul terren.
Giá dal sangue che ha perduto
don Alonso venne men:
lungo il piè di un’alta rupe
cadde alfine, alfin mori.
Anche il conte allor d’Uregna
mal ferito si fuggi.