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quando in chiesa, lá in Sant’ Iago,
fosti fatto cavalier:
quando il re ti fu patrino,
quando Tarmi ti si dier.
85 A Rodrigo, al ben voluto,
Tarmi diedele mio padre:
il cavallo al prediletto,
il cavai lo die’ mia madre.
Di mia man, per piú onorarti,
90 io lo spron ti misi al piè;
io che fea pensiero allora
d’accasarmi insiem con te!
Noi voleano i miei peccati:
quel pensier mi tornò vano.
95 Tu sposaviti a Chimena,
alla figlia di Losano.
Con la prole di tal conte
che lucrasti? del denar.
Con me Stato e signoria
100 tu, o Rodrigo, eri a lucrar.
S’anco ben tu ti sposavi,
v’er- un meglio. E fu pur fallo
del tuo re lasciar la figlia
per la figlia del vassallo!
105 — Se vi garba, o mia signora,
un’emenda far sen può.
— Dannerei l’anima mia,
s’io dicessivi di no.
— Largo largo ! date indietro,
no miei cavalli, miei pedoni
ché una freccia m’ han tirato
da quel mozzo torrion.
Senza ferro fu la freccia,
ma passommi dentro il cuor:
115 né rimedio piú ci sento,
salvo un vivere d’angor.