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POESIE POLITICHE E ROMANZE
Forse il di non è lungi in cui tutti
chiameremci fratelli, allorquando
sovra i lutti espiati dai lutti
il perdono e l’oblio scorrerá.
Ora gli odii son verdi: e nefando
un spergiuro gli intima al cor mio;
però, s’anco a te il viver degg’io,
sappi eh’ io non ti rendo amistá.
Qui starò, nella terra straniera;
e la destra onorata, su cui
splende il callo dell’elsa guerriera,
ai servigi piú umili offrirò.
Rammentando qual sono e qual fui,
i miei figli, per Dio! fremeranno;
ma non mai vergognati diranno:
— Ei dall’anglo il suo frusto accattò. —
L’uom di Parga giurò; né quel giuro
mai falsato dal miser fu poi ;
oggi ancor d’uno in altro abituro
desta amore a chi asilo gli die:
sceme il pasco ad armenti non suoi,
suda al solco d’estranio terreno;
ma ricorda con volto sereno
che l’angustia mai vile noi fe’.
Fosca fosca ogni di piú s’aggreva
su lo spirto d’Arrigo la noia;
nessun dolce desir gli rileva
qualche bella speranza nel sen.
Non gli ride un sol lampo di gioia,
teme irata ogni voce ch’ei senta,
vede un cruccio, uno scherno paventa
su ogni volto che incontro gli vien.
La sua patria ei confessa infamata,
la rinnega, la fugge, l’abborre;
pur da altrui mal la soffre accusata,
pur gli duole che amarla non può.