Pagina:Berchet, Giovanni – Poesie, 1911 – BEIC 1754029.djvu/237

IL CONTE ALARCO
Tu, si presso alla tua morte,
verrai lieta incontro a me;
e il colpevol son io, tristo!
tutta colpa sol di me ! —
Si diceva: ed ecco a lui
la contessa che giá uscia;
quando un paggio l’avvisava
ch’era il conte che venia.
La contessa vide il conte
e il travaglio che lo accuora;
vide gli occhi piagnolenti,
tutti rossi e gonfi ancora
del gran pianger su la strada,
del gran piangere che fea
nel pensar com’era tanto
tanto il ben ch’egli perdea.
Ella disse: — Oh, ben venuto,
cara vita del mio cuor!
E che avete, conte Alarco?
perché pianger, caro amor?
Non conobbivi al venire
si mutato innanzi a me;
non par piú la faccia vostra,
né il far solito quest’ è.
Date parte a me del cruccio,
come date del gioir.
Ditei, conte; su ! mel dite,
ché giá il duol mi fa morir.
— Ben dirovvel’ io, contessa,
quando l’ora ne sará.
— Conte mio, se non mel dite,
il mio cuore scoppierá.
— Oh ! tacetevi, signora,
non mi state a importunar.
L’ora ancor non è venuta:
per adesso s’ ha a cenar.