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IL CONTE ALARCO
— Che travaglio hai tu, o Solisa
che è mai questo, o figlia mia?
Su ! mi conta i tuoi dispetti :
non ti dar malinconia.
Si porrá rimedio a tutto,
sol che sia saputo il ver.
— Voi, buon re, qui, alla mia vita
por rimedio v’è mestier;
ché la morta madre mia
solo a voi fidata l’ ha.
Voi, re, datemi marito:
vuol marito la mia etá.
Con vergogna vel domando,
con vergogna e non piacer:
da che, o re, siffatte brighe
le doveanvi pertener. —
Dato ascolto alla richiesta,
rispondevale il buon re:
— Io no, infanta, non ne ho colpa:
sta la colpa tutta in te.
Certo al prence d’Ungheria
giá saresti sposa tu;
ma disdetta, mal accolta
l’imbasciata da te fu.
E nessun che sia par tuo
ne’ miei regni io so veder,
se non fosse il conte Alarco,
quel con figli e con moglier.
— Convitate il conte Alarco,
convitatel qualche di:
e dipoi che avrá mangiato,
voi, re, ditegli cosi;
da mia parte voi gli dite:
si rammenti della fé
che da lui mi fu promessa
e non chiestagli da me,