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FERNAN GONZALES
Se l’infanta a lui ricusa
dar diletto li di sé,
quei minacciali di morte,
di menarli entrambi al re.
Ogni morte meglio al conte
par di quanto egli ascoltò.
Ma l’infanta, piú avvisata,
confortandol gli parlò:
— Io dovrei per la tua vita
far ben altro, se bisogna.
Non diran quaggiú nel mondo,
né sapran questa vergogna. —
Mettea fretta l’arciprete,
proseguendo la minaccia.
Senza un’arme, e con l’avanzo
delle bove che lo impaccia,
posto il conte a quelle strette,
come può lo tien lontano.
Ma il mal prete giá in disparte
lei tirava per la mano.
Quando sta per brancicarla,
ella scansa il nerboruto
e, implicandogli le braccia,
gridò al conte: — Aiuto ! aiuto ! —
Benché a stento correr possa,
viene il conte li arrancato:
toglie lesto all’arciprete
un trafier ch’ei tiensi allato;
e con quello gli dá il pago
che il ribaldo si mertò.
Poi, sorretto dall’infanta,
tutto il giorno ei camminò.
Quando al chino son di un ponte,
veggion gran cavalleria:
gran paura n’han, pensando
fosser genti che il re invia.