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I SETTE INFANTI DI LARA
Faticava la sua mente
con memorie di tristezza:
piangea il braccio che avea inetto,
si accusava di vecchiezza.
— Pover tronco senza frutti,
sei rimasto in campo sol:
ti recise i bei polloni
il villano mariuol!
Tempo fu con sette rami
ti ho veduto gloriar:
e oramai tu del piú fiacco
ti vorresti contentar!
Miserabil l’uom che è solo!
miserabile piú ancor
l’uom che vecchio, che tradito,
vive accanto al traditori
Meglio i mori che qui i miei!
Qualcheduno almen di lá
vidi muoversi al mio pianto,
qualcheduno aver pietá! —
Da un’altana don Gonzalo
mettea un di questo lamento;
e giú lagrime a irrigargli
la canizie giú del mento.
Su una panca lá corcato,
mentre guarda, mentre spia,
di lontan sovra un ginnetto
cavalcar d’Andalusia
vede un moro alla campagna,
che vien via tutto composto,
con l’aspetto d’un gagliardo,
giovin, bello, ben disposto.
Nel targon la mezzaluna
sovra un cielo in gran chiaror,
e nel centro un’ «F» rossa,
con un motto scritto in òr,