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Corse il re a trovar don Gustio,
corse al career dov’egli era;
s’affacciò col carcerato,
gli parlò in cotal maniera:
— Da Castiglia le mie genti
tornan or da un battagliar:
si son viste con cristiani
ver’ la ròcca d’Almenar.
I cristiani han perso il campo.
Otto teste ho in sacco qui :
sette son di giovincelli,
l’altra d’uom che incanuti.
Io conoscer non le seppi :
esci, e guardale un po’ tu,
perocché i miei capitani
non san dirmi altro di piú
se non ch’era alla battaglia
— Lara! — il grido di costor.
Dunque gente son di Lara;
ma quai nomi io non so ancor.
— S’ io le veggia, re Almanzorre
— rispondeagli il prigion, —
saprò dirti e dove nati,
e da cui discesi ei son.
Cavalier non è in Castiglia,
ch’io non l’abbia visto un di,
ch’io non sappia e donde viene
e il lignaggio donde usci. —
Re Almanzor senza piú dire,
di prigion ne lo cavò:
Gonzal Gustio, sprigionato,
a veder le teste andò.
Le conobbe, e cascò in terra
per dolor che gliene venne;
cascò in terra giú disteso,
ché per morto lo si tenne.