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POESIE POLITICHE E ROMANZE
Consigliera de’ stolti è la téma.
Stolto il veglio e chi udillo! Fu questa
delle nostre sciagure l’estrema.
Noi vedemmo venir la tempesta;
e dov’è che cercammo salute?
Nel covil della serpe! Oh funesta
cecitá delle menti canute !
oh de’ giovani incauta fidanza !
oh vigilie de’ forti perdute !
Piú di libere genti la stanza
non è Parga. Un’estrania bandiera
è il segnai di sua nuova speranza.
La sua spada è una spada straniera:
i non vinti suoi figli all’ Inglese
han commesso che Parga non pera.
De’ tementi egli il gemito intese
e, signor delle vaste marine,
come amico la destra ci stese.
Ecco ei siede sul nostro confine:
ecco ei giura nel nome di Cristo
far secure le genti tapine.
Ahi ! qual fé ci è serbata dal tristo,
a che laccio il mio popol fu còlto,
sa ’l quest’uomo su cui mi contristo,
questo forte che il senno ha sconvolto.
Ma l’ansie cessarono,
piú lene è il sopor;
la calma trasfondesi
dal ciglio nel cor.
Ah Dio ! non la turbino
lugubri pensier,
crucciose memorie
d’oltraggio stranier.
IV
Squilla in Parga l’annunzio d’un bando:
posti a prezzo dall’Anglo noi siamo,
come schiavi acquistati col brando.