Pagina:Berchet, Giovanni – Poesie, 1911 – BEIC 1754029.djvu/164

25 — Oibò ! taci, cavaliero !
non osar tal villania!
son figliuola d’un malato,
e di certa malsania,
che qual uom mi s’avvicini,
30 ammalare anch’ ei gli tocca. —
Sbigottito il cavaliere,
piú a parlar non apri bocca.
All’entrata di Parigi,
sorridea la bella zita.
35 — Di che ridi, o mia signora?
di che ridi tu, mia vita?
— Rido io, si, del cavaliere
e di sua gran codardia.
Fuor ne’ campi aver fanciulla,
40 e serbarle cortesia ! —
Vergognava il cavaliere;
rispondeale vergognato:
— Volta, volta, mia signora,
ché una cosa ho smenticato. —
45 La zitella, come accorta,
disse: — No, non mi volt’ io !
né verun, sebben voltassi,
porria man sul corpo mio.
Io son figlia al re di Francia,
50 figlia a donna Costantina.
Caro assai la vuol costare
a qual uom mi s’avvicina.