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IL FINTO PALMIERE
— È un bugiardo, ei vi mentisce
in Merida, mio re, no,
cento no, neppur novanta
son castelli a quel ch’io so.
E i siffatti lá in Merida
chi difendali non v’ è:
son castei senza signore,
senza guardia dentro sé. —
Quando questo udi il palmiere
scoppiò in alta indegnazione:
su Roldan levò la destra,
gli menò d’un mascellone.
E re Carlo, furibondo,
su a sbuffar quant’ha piú fiato:
— Man su lui, la mia giustizia!
alle forche sia impiccato ! —
E pigliollo la giustizia
per doverlo giustiziar.
E anco a piè li delle forche
il palmiere eccol gridar:
— Oh, mal abbi tu, re Carlo!
Dio ti voglia maledetto,
da che l’unico tuo figlio
a impiccar mandi al giubbetto ! —
La regina, che l’ha udito,
per guardargli è giá discesa.
— Ah, lasciatel, giustizieri!
non istate a fargli offesa !
perché s’egli è figliuol mio,
non ci ha luogo alcuna finta:
aver dee su l’un de’ fianchi
una macchia ben distinta. —
Giá lo tranno innanzi a lei,
giá l’han tratto i giustizier,
giá gli spoglian la schiavina
che un reai non può valer.