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VECCHIE ROMANZE SPAGNUOLE
E tenendol gli parlava:
— Dimmi il vero, non falsar.
In qual anno ed in qual mese,
pellegrin, passavi il mar?
— Fu di maggio, signor mio,
e passailo di mattina.
Perché mentre ch’io n’andava
nel giardino alla marina,
nel giardin del padre mio
a vaghezza d’allegria,
schiavo allor mi fenno i mori,
e oltramar mi trasser via.
All’infanta di Sansogna
me la ciurma presentò;
e l’infanta nel vedermi
di me presto innamorò.
Di che vita io lá vivessi
voglio, re, che vi sia detto:
io mangiava alla sua mensa,
mi giaceva nel suo letto. —
Li ’l buon re pigliò a parlare:
state a udir quel che parlasse.
— Schiavitú simile a questa
l’otterria chi la bramasse?
Dimmi un po’, il mio palmieraccio,
s’io l’andassi a guadagnar?...
— No, buon re, lá non andate:
non vogliate, prego, andar.
Ché Merida vi può bene
far difesa e si tener.
Son trecento i suoi castelli ;
maraviglia da veder!
E il minor di quei trecento
non faria difesa invano ! —
Olivier li saltò a dire,
saltò a dire don Roldano: