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IL FINTO PALMIERE
— Su, mel dite ! e non badate
no, signor, se paia strano.
— Va’, romeo; gli è a sentir messa
a San Gian di Laterano:
dice messa un arcivescovo
e gli officia un cardinale. —
Via di botto, e a San Giovanni
il palmiere se ne sale.
Ben vedrete or quel ch’ei faccia
all’entrar nella navata.
Li s’inchina al Dio del cielo,
e alla Vergine beata,
e s’inchina all’arcivescovo,
e s’inchina al Cardinal;
sol perché stanno a dir messa,
non per merto piú che tal.
E s’inchina all’imperante,
e si umilia a fare inchini
alla regia sua corona,
e s’ inchina ai paladini,
a que’ dodici che insieme
a una mensa mangian pan.
Non s’ inchina ad Oliviero,
e né manco a don Roldan,
perché schiavo un lor nipote
sta a penare in man de’ mori,
e que’ due, che il potrian pure,
non lo vanno a cavar fuori.
Sul palmier, sul mal creato,
tran le spade, e addosso i due.
E il palmier li col bordone
a parar le coste sue.
— Lascia ! lascia ! — il re gridava —
sta, Oliviero! sta Roldano!
o egli è pazzo o è sangue mio. —
E prendea quell’uom per mano.