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I PROFUGHI DI PARGA
PARTE SECONDA
IL RACCONTO.
I
Quando Parga e il suo popol fioria
anch’io spesso nell’alma gustai
la gentil voluttá d’ esser pia.
Or caduta all’estremo de’ guai,
mi conforta che almen su me torna
quella piòta che agli altri donai.
Oh! se un di per me lieto raggiorna
se un di mai rivedrò quelle mura
da cui l’odio di Ali ci distorna,
se mai vien eh’ io risalga secura
a posar sotto il tiglio romito
che di Parga incorona l’altura (4),
fra i terrori del turbo sparito
un rifugio fia dolce al cor mio:
rammentar chi m’ha salvo il marito.
Ahi ! percossa dall’ ira di Dio,
a che parlo speranze di pace,
se di morte il feroce desio
forse ancor nel mio sposo non tace?
Ma i sonni son placidi ;
svanito è l’algor;
la calma del ciglio
trasfusa è nel cor.
Oh Dio ! noi funestino
vaganti pensier
di patria, d’esiglio,
d’oltraggio stranier.