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IL CONTE GRIMALDO E MONTESINO
e van dame e van donzelle
per servire alla contessa.
Col codazzo come in prima
a Parigi ella s’appressa;
col codazzo a piè, a cavallo,
venia il conte a par con lei.
Quando arrivano alle porte,
entrar lá non voglion ei,
perché il giorno che n’uscinno
giuramento i due giurar
che mai porta di Parigi
non vedriali piú passar.
Quando al re ne dienno avviso,
comandò squarciare il muro
pel qual possan venir dentro,
senza rompere il lor giuro.
Di lá trassenli a palazzo
traversando la cittá.
Da per tutto sulla strada
era gran solennitá.
Gli accoglievano su in corte
tutti a festa i cavalier.
Accorrean matrone e dame
per volerli riveder.
A via meglio il re onorarli,
dichiarava in corte piena
falso il detto da Tomilla
onde avien l’esilio in pena.
Vólto a lor, nei lor governi,
nei poder li confermò:
vólto al nobil Montesino,
qual suo figlio l’esaltò.