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di una dignitá patriarcale, e poi aggiuntisi insieme gli offici del re di Francia nella medesima promozione di dieciotto lo creò cardinale. Sono famose particolarmente le sue decisioni, e portano tanto vantaggio sopra l’altre in tutti i communi fori come egli lo godeva sopra gli altri auditori nel suo proprio tribunale.

A lui succedé poi nel decanato monsignor Pegna spagnuolo, gran soggetto per dottrina bontá e rettitudine. Ma come questi auditori nazionali senza favore de’ loro prencipi non passano per l’ordinario da quel grado all’altro del cardinalato, perciò poi Pegna restò decano e morí, ma con fama onorevolissima, in quell’officio.

Tre altri auditori molto conspicui per le medesime qualitá si trovavano pur’anco allora in quel tribunale, cioè Pamfilio, Medino e Lodovisio, e tutti tre riuscirono cardinali, e quest’ultimo fu pur anco papa. Pamfilio e Medino erano ambedue nobili romani, il primo molto piú antico d’etá e molto prima anco dell’altro nel tribunale. Il papa l’aveva sempre stimato, e perciò volse ch’entrasse nella medesima promozione di dieciotto. Il secondo fu inviato nunzio in Spagna da Paolo quinto sul principio del pontificato e nella promozione prima degli otto lo creò cardinale. Alla medesima dignitá ne’ suoi ultimi anni l’istesso pontefice innalzò Ludovisio medesimamente dopo averlo fatto arcivescovo di Bologna, nella quale cittá egli da nobile e qualificato sangue era uscito. Questo poco ho voluto accennare qui intorno a questo soggetto riserbandomi a parlarne piú largamente in altre occasioni e massime intorno al pontificato di Lodovisio.

Oltre all’aver il papa voluto onorare la cittá di Ferrara devoluta alla santa sede con l’onore della porpora in persona di Bevilacqua, come io toccai di sopra, aveva anco di piú assegnato un luogo all’istessa cittá nel tribunale della rota di Roma, e l’aveva conceduto a monsignor Sacrato che prima era governatore di Fano, come pur s’accennò in altro luogo; e per soprabbondanza di benignitá aveva dato anco un luogo simile per un ferrarese fra gli avvocati concistoriali nella corte