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libro primo - capitolo vii 73


onde, chiamato Silvio, lo trattenne per qualche tempo in quella cittá. Quivi egli passato a piú gravi studi fece pur’anche in essi un velocissimo corso, e con tali vantaggi ora ne’ piú alti delle scienze ora ne’ piú trattabili dell’altre sorti di lettere che non si poteva conoscere dove gli facesse maggiori. Da Ferrara poi venne a Roma nel pontificato di Pio quarto, che o per memoria antica della predizione accennata o per considerazione piú grave di nuovi meriti lo pose al servizio del cardinale Borromeo suo nipote. A quel gran cardinale serví nella segretaria latina, lo seguitò a Milano, e con nuove occasioni tornò con lui nuovamente a Roma. Quivi poi egli restò, e facendolo sempre piú palese nella corte le sue virtú dal sacro collegio fu eletto segretario, e per ventiquattro anni continui in somma approvazione esercitò quell’officio. E veramente nella lingua latina e in quel genere di eloquenza egli aveva pochi uguali, o niuno almeno superiore. Componeva e con singolare puritá di parole e con mirabile chiarezza di sensi, e con esquisita circonspezione di decoro e con un naturale dono di tanta facilitá che alle volte faceva credere di ricopiare le fatiche di qualch’altro autore eccellente incognito, e non tenere le composizioni sí eleganti e sí lisciate sue proprie. Tra le cagioni di queste sue di giá tanto conosciute fatiche, e tra quella d’essersi allevato anch’egli sotto la disciplina di san Filippo e negli esercizi del loro instituto con Tarugi con Baronio e con diversi altri de’ piú qualificati che avesse quella congregazione, era egli venuto in particolar notizia e stima di papa Clemente giá molt’inanzi ch’egli fosse cardinale e poi ascendesse al pontificato. Onde asceso a questo supremo grado tirò Silvio appresso di sé incontinente e lo creò suo mastro di camera, né dopo si presentò alcun importante negozio ch’egli o non lo participasse con Silvio o dell’opera sua, per vantaggiarlo, non si valesse. Provò specialmente il papa le rare prerogative di Silvio nell’officio de’ brevi segreti che da lui fu esercitato sino alla morte e sempre con tante lodi e cosí pregiate che egli non ebbe occasione d’invidiare punto quei Sadoleti e quei Bembi che