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72 delle memorie


piú degno e per zelo di religione e per integritá di costumi, e per eminenza di lettere e per sudore di fatiche, e specialmente per quella singolare costanza d’animo e insieme di fede, ch’egli nel teatro di Roma e fra sí vacillanti successi nel regno di Francia aveva mostrato in servizio di quella corona. Era dottissimo quasi in ogni scienza, e pieno di erudizione ancora in ogni sorte di studi. Né gli mancavano componimenti nobili da publicarsi alle stampe, ma che o egli non avesse commoditá in vita di farlo o che troppo presto la morte lo prevenisse, non si vidde poi comparir in publico dopo esser egli mancato, se non un grosso volume di lettere nelle quali si contengono i suoi piú importanti maneggi nella corte di Roma, e che fanno molto bene trasparire nell’autore tutte quelle virtú, dopo morte, delle quali sí largamente egli fu ornato in vita.

Dopo il cardinale di Ossat segue il cardinale Silvio Antoniano, e con poca differenza tra il nascimento dell’uno e dell’altro, perché rimase anche in dubio se Antoniano fosse nato in Roma o che vi si fusse poi trasferito. Qui bevé il latte, qui prese l’educazione, qui la virtú lo rese pieno di merito, e qui finalmente gliene fece godere il premio. Nella prima sua fanciullezza mancogli il padre ma supplí nell’educazione la madre, pia femina e che appunto nudrí il figliuolo principalmente nella pietá. Rilusse in lui con prematuri segni l’ingegno, imparando piú di quello che gli veniva insegnato, e contro il solito dell’etá cercando piú tosto sempre che sfuggendo i libri e la scuola. Mostravasi nato specialmente alla poesia e non meno anco alla musica, e passati appena i dieci anni componeva all’improviso in italiano e sonava quasi maestrevolmente la lira. Perciò ora in un modo ora in un altro e spesso con i due talenti accordati insieme veniva chiamato da signori grandi per trattenere le conversazioni che fra loro si facevano, e fu memorabile certo d’aver egli predetto improvisamente a quel modo il pontificato in persona del cardinale Giovan Angelo de’ Medici, che fu poi Pio quarto. D’una tanta vivacitá di spirito ch’era unita con un dono singolare di modestia ebbene notizia Ercole duca di Ferrara,