Pagina:Bentivoglio, Guido – Memorie e lettere, 1934 – BEIC 1753078.djvu/41


libro primo - capitolo v 35


severe piú tosto che le piacevoli, e piú tosto imitare in questa parte il governo rigido di Sisto quinto che il troppo indulgente di Gregorio decimoterzo, che erano li due piú vicini esempi di quei pontificati che erano allora stati piú lunghi; nel che egli si proponeva per fine principale, che essendo Roma patria commune di tutte le nazioni cristiane, potessero tutte abitarvi con ogni piú soave e piú placida sicurezza. Per sodisfare all’uno e all’altro governo, usava egli una somma vigilanza e fatica, benché procurasse che l’occupazioni gli riuscissero men laboriose con renderle quanto piú poteva ben ordinate. E distribuiva il tempo in questa maniera: ogni lunedí trovavasi in concistoro; il martedí faceva la signatura di grazia; il mercordí andavano all’audienza alcuni de’ suoi piú adoperati ministri; il giovedí egli interveniva alla congregazione del sant’officio; e tutte queste funzioni seguivano la mattina. Gli altri due giorni del venerdí e del sabbato si compartivano parte la mattina e parte la sera fra gli ambasciatori e residenti de’ prencipi, e non mancavano altre funzioni o di cappelle o d’altra qualitá ne’ giorni festivi delle domeniche; né rimanevano oziosi quei dopo pranzo de’ primi quattro giorni accennati, perché in essi ancora egli dava con molta facilitá molte audienze ordinarie e straordinarie; ma specialmente nel giorno che precedeva alla signatura. Usciva egli spesso in una grande anticamera, e quivi riceveva dalle parti medesime l’informazioni delle materie piú gravi che si dovevano riferire la mattina seguente; e poi in camera egli stesso le studiava, oltre che in quella sorte d’audienza publica fino che vi era tempo egli similmente sopra altre materie la dava a chi la voleva. Negli ultimi anni andò poi allentando l’audienze, a misura che per l’etá per le fatiche e per l’indisposizioni si andava diminuendo in lui il vigore delle forze.

Pativa egli di podagra e di chiragra, e da queste riceveva anche molestia perché l’impedivano gran fatto nelle sue ordinarie funzioni. Quando soverchiamente non l’affligevano celebrava ogni mattina la messa, e con una devozione si viva, che nelle preghiere segrete in particolare raccogliendosi e per