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lettere familiari 399


materiale, come in noi pure non hanno moto le membra se non in quanto l’anima le fa muovere. Ma il governo de’ regni non può esser compreso in un giorno o due. Vi bisogna studio, e lo studio vuol tempo. E se tutte queste cose si ricercano in alcuna parte, si ricercano in Francia, ch’è uno stato sí grande, sí diviso in materia di religione, sí spesso agitato dalle discordie civili, ch’ha una delle maggiori corti d’Europa ed uno de’ piú riguardevoli governi del mondo, con tant’altre sue proprietá degne d’esser considerate che gli anni non basterebbono per venirne in quella cognizione che converrebbe. Ma sopra tutte l’altresue qualitá proprie, quella delle continove mutazioni che vi si veggono, è unica e singolare. E se per farsi atto a’ maneggi publici niuna cosa può giovar piú che il veder molti publici avvenimenti, cedano pur tutti gli altri paesi alla Francia, perché la Francia in questa parte può servir di scuola a tutti gli altri paesi. Qui dunque bisognava che il signor Giovan Battista si trattenesse almen tutto il tempo che durerá l’ambasciaria del signor Contarmi. Vostra signoria di giá vede che memorabil caso egli avrebbe potuto osservar nel principio del suo arrivo a Parigi, in quest’uscita sí inopinata di Blois della regina madre che genera qui una commozione si grave. Quanto vorrei poter essere col nostro signor Bono! per discorrere cosí ora con lui di questo successo tanto improviso, come giá due anni sono trattavano dell’altro si inaspettato, allora che pur la regina si ritirò da Parigi. Grand’accidente senza dubbio gli parerá questo. Grande per se medesimo, e maggiore per le publiche conseguenze. E di giá qui noi siamo all’armi ed alla vigilia di strani casi, se Dio non ha compassion della Francia.

Ma lascio la Francia e vengo alla lettera di Vostra signoria, che m’è stata resa sí tardi ch’è una vergogna. E pur s’io desidero l’ali ad alcune lettere, le desidero particolarmente a quelle di lei; tanto m’è caro ogni nuovo testimonio dell’amor suo, e tanto gusto m’apporta ogni nuova commemorazione delle cose di Padova. Quanto al Tedeschi, ben mi pareva di poter credere ch’egli non avrebbe avuto cuore di venir qua. Ma né