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libro primo 31


faceva star tutto fisso in operare tutto quello che poteva essere piú necessario per istabilire sempre meglio nella sua casa quel nuovo stato, nel quale usava un temperamento tale di governo ch’egli aveva saputo farvisi amare molto piú che temere. Nel suo discorso intorno alle cose di Roma egli mi esortò specialmente a frequentare la Vallicella, che allora cosí veniva chiamata la chiesa nuova, del cui virtuoso e tranquillo instituto san Filippo Neri fu il principale fondatore. Dissemi che papa Clemente nella sua inferior qualitá di prelato e di cardinale era stato molto famigliare di san Filippo; che egli aveva frequentata del continuo la chiesa e la casa di quei buoni padri, che per quella via fra l’altre aveva procurato d’acquistar buona fama e farla spargere per la corte; che poi giunto al pontificato nella prima sua numerosa promozione di cardinali aveva esaltati a quel grado Tarugi e Baronio, ambedue padri dell’oratorio di san Filippo e amici particolari di lui medesimo; che Baronio era suo confessore e Tarugi pur suo confidente; che egli tuttavia riteneva una grande affezione verso quella chiesa e quella congregazione, e che formava buon concetto di quelli che piú frequentavano e praticavano l’una e l’altra. Concluse poi il suo ragionamento con l’esortarmi a caminare per la via della virtú e del merito, e mi disse un concetto veramente aureo e degno del suo gran giudizio e della sua grande esperienza nelle cose di quella corte: e fu che Roma al fine rare volte si mostra matregna delle virtú, benché talora anco si mostrasse madre tanto parziale della fortuna.

Speditomi da Firenze rientrai nel viaggio, e in pochi altri giorni felicemente poi giunsi a Roma.