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lettere diplomatiche 345


di Sua Maestá medesima. Il detto signor di Pisius passò l’istesso officio ancora con l’ambasciator di Spagna, che dopo avergli risposto con quei termini che si dovevano, gli soggiunse che conveniva che s’avesse memoria d’adempire con Sua Maestá cattolica quel che s’era convenuto nel tempo dei matrimoni. Al che Pisius rispose che non si saria mancato; fatto questo, subito si prese risoluzione prima d’ogni cosa di mandar in Spagna il signor di Fargi, cavaliere molto qualificato, a dar parte a quella Maestá della dimanda predetta affine ch’il tutto abbia a seguire con sodisfazione parimente ch’essa Maestá. Qui si crede che di lá non sia per farsi alcuna difficoltá, poiché non pare che niuna ragione le voglia, dopo che da questa banda si sará sodisfatto a quel che si deve, ed il medesimo ambasciatore di Spagna mostra qui meco di credere l’istesso; per esser questo un negozio che può portar seco delle conseguenze di grand’importanza fra le due corone, io non ho mancato d’avvisare e suggerire quanto occorre in questa materia a monsignor d’Amelia, affinché, bisognando, egli possa far quelli offici che giudicherá a proposito. Il sudetto signor di Fargi prima che sia partito è venuto a vedermi, ed io gli ho dato lettere per il medesimo monsignor d’Amelia.

Di Parigi, li 21 novembre 1618.

XXXII

Ancora del predetto matrimonio.

Iersera il signor di Bonulio, introduttor degli ambasciatori, venne a trovarmi in nome del re ed a darmi parte che Sua Maestá si è risoluta di concludere il matrimonio tra madama sua seconda sorella ed il signor prencipe di Piemonte, ma che essendosi trovato che sono congiunti insieme in quarto grado, è necessario d’aver dispensa da quest’impedimento